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Occhi puntati sulla Bank of England

- Mercati azionari americani ancora incerti

- Accordo raggiunto al Congresso sul budget per il prossimi due anni

- Reserve Bank of New Zealand mantiene invariati i tassi d'interesse

- Oggi riunione per la Bank of England

Chiusura di poco al di sotto della parità per gli indici azionari americani nella giornata di ieri, dopo che i rialzi per il Dow Jones e lo S&P 500 nel corso della seduta avevano superato anche il mezzo punto percentuale. In serata è arrivata anche la notizia dell’accordo definitivo tra democratici e repubblicani per l’innalzamento del tetto di spesa per i prossimi due anni, evitando la possibilità di un nuovo shutdown nel fine settimana. La notizia dell’accordo ha ridato fiato al dollaro americano che si è riportato sotto la soglia di 1.23 contro l’euro, mentre i rendimenti sul Treasury decennale sono tornati a salire toccando il 2.843%. Al momento la probabilità di un rialzo dei tassi d’interesse per la prossima riunione di marzo è in aumento, dopo che il presidente della Fed Charle Evans ha affermato che “le pressioni inflazionistiche sono in aumento”.

In discesa il prezzo del petrolio nella giornata di ieri, dopo la pubblicazione dei dati relativi alle scorte che hanno mostrato un aumento delle scorte vicino ai 1.9 milioni di barili, mentre la produzione negli Stati Uniti ha toccato i 10 milioni di barili giornalieri. A risentirne in modo particolare è stato il Wti che ha toccato il minimo da gennaio, mentre il Brent è stato in parte sostenuto dalla notizia del blocco dell’oleodotto Forties nel Mare del Nord.

Sul fronte valutario da evidenziare la decisione della Reserve Bank of New Zealand che ha deciso di mantenere i tassi d’interesse invariati all’1.75%. Il governatore Grant Spencer ha sottolineato come “la politica monetaria resterà accomodante ancora per un considerevole periodo di tempo e la politica monetaria potrebbe essere rettificata coerentemente”. Al momento l’inflazione continua a mostrarsi debole, con una netta frenata nel corso dell’ultimo trimestre del 2017.

Oggi alle 13.00 è invece attesa la decisione della Bank of England, la prima per il 2018. Le attese sono per un mantenimento dell’attuale livello dei tassi d’interesse, mentre secondo il mercato dovrebbero essere due gli aumenti per il 2018, dopo che l’inflazione ha rallentato a fine 2018. Il Monetary Policy Committee fornirà anche il suo report sull’inflazione e le previsioni economiche per l’anno.

Giornata piuttosto turbolenta per i principali listini azionari, con il Dow Jones che ha fatto segnare una perdita superiore ai mille punti, che nel corso della seduta è arrivata ad essere superiore ai 1500 punti. Anche lo S&P 500 ha chiuso con una perdita del 4.1%, la seduta peggiore dal 2011, quando venne annunciato il downgrade per gli Stati Uniti e la perdita della tripla A. Per il Nasdaq la perdita si è attestata al 3.8% e anche i listini asiatici hanno chiuso la seduta in territorio negativo.

Le perdite di ieri seguono il calo che già si era verificato venerdì dopo la pubblicazione dei non farm payroll, che hanno mostrato un aumento dei salari orari su base annua del 2.9%, superiore alle aspettative. La positiva dinamica dei salari ha messo prima sotto pressione il mercato obbligazionario, i cui rendimenti si sono alzati, per poi ripercuotersi sui mercati azionari. L’aumento dei salari potrebbe infatti provocare un aumento dell’inflazione, che potrebbe spingere le banche centrali ad aumentare i tassi d’interesse ad un ritmo più sostenuto rispetto a quanto precedentemente preventivato.

Dall’inizio dell’anno il Dow Jones fa segnare un rendimento negativo dell’1.5% e rispetto ai massimi fatti segnare il 26 gennaio è in ribasso dell’8.5%.

L’aumento di volatilità è stato piuttosto marcato, come dimostra anche l’andamento del Vix, che è aumentato dell’84%, il più alto incremento dal 1990, a testimonianza del picco di volatilià che si è fatto registrare nel corso della seduta di ieri. Sul fronte valutario è da sottolineare l'ottima performance dello yen che si è riportato in area 108.5 contro il dollaro, dimostrando ancora una volta di rappresentare un bene rifugio in fasi di turbolenza dei mercati finanziari.

Fonte di tutti i grafici qui presentati: CMC Markets Piattaforma Next Generation. Performance nette al 08/02/2018

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