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L’ambiguità della Fed lascia gli investitori indecisi

I mercati europei hanno avuto una sessione incerta ieri con gli investitori che si sono seduti a braccia conserte prima della decisione sui tassi della Federal Reserve arrivata nella serata di ieri.

Come previsto, la Fed ha alzato il tasso dei fed funds di 25 punti base, stabilendo il limite superiore al 2,25%, mantendeo quindi il ritmo per realizzare aumenti dei tassi in ognuno dei 4 trimestri di quest'anno. Non c'è stata sorpresa in questa decisione, e non c'è stato nulla nella dichiarazione di accompagnamento che possa aver suggerito che qualcuno all'interno FOMC stia facendo marcia indietro sulla prospettiva di aumentare i tassi di nuovo a dicembre.

La dichiarazione di accompagnamento e la conferenza stampa si sono rivelate piuttosto ottimistiche riguardo all'economia statunitense, con i responsabili delle politiche monetarie che hanno aggiornato le loro previsioni di crescita per l'economia statunitense dal 2,8% al 3,1%, per il 2018.

Fin qui tutto bene si direbbe, ma, mentre i responsabili delle politiche hanno previsto un nuovo aumento dei tassi per quest'anno e tre per il 2019, le loro prospettive sull'inflazione l'inflazione, insieme alla rinuncia della definizione di "accomodante" per la politica monetaria, hanno suggerito che la Fed sia molto più vicina al fine del ciclo di aumenti di quanto i mercati avessero inizialmente previsto.

I commenti della presidente della Fed Jay Powell secondo cui non vi siano prove di pressioni inflazionistiche hanno colpito i rendimenti degli Stati Uniti, che erano saliti fino alla riunione di questa settimana, abbastanza bruscamente, e hanno poi comportato una chiusura in ribasso dell'indice S&P 500 e del Dow.

Tutto ciò, combinato con un lieve aumento nella previsione sulla disoccupazione, ha dato l'impressione che i responsabili delle politiche statunitensi siano leggermente meno ottimisti riguardo alle prospettive future a lungo termine rispetto a qualche settimana fa, e per questo motivo i rendimenti obbligazionari americani sono scesi di nuovo, mentre gli investitori si sono concessi delle prese di profitto.

In un certo senso questa è una tregua gradita per i mercati emergenti, dove le preoccupazioni per l'aumento dei tassi USA è stata massima, mentre il dollaro si è leggermente apprezzato, all'indomani della decisione.

La Fed sembra averlo fatto di nuovo, offrendo argomenti sia per le colombe che per i falchi, ha mantenuto allo stesso tempo i costi di finanziamento ad un livello equilibrato. Questa ambiguità costruttiva mantiene l'opzione di un altro potenziale rialzo di quattro tassi sul tavolo entro la fine del 2019, mentre al tempo stesso suggerisce che un'economia in rallentamento potrebbe indurli a rivedere le prospettive per i prossimi 12 mesi.

Sul fronte dei tassi in Europa, i dati preliminari tedeschi sull'indice dei prezzi al consumo per settembre dovrebbero mostrare che le pressioni inflazionistiche nell'economia tedesca sono rimaste modeste all'1,9%, ancora al di sotto dell'obiettivo del 2% fissato dalla BCE per la stabilità dei prezzi.

Successivamente la lettura finale del PIL del secondo trimestre negli Stati Uniti dovrebbe essere confermata al 4,2%, mentre i beni durevoli per agosto dovrebbero mostrare un aumento dell'1,9%, in rialzo dall'1,7% in calo a luglio.

In alcuni dei dati visti fino ad ora, la performance economica realizzata nel terzo trimestre ha mostrato scarsi segnali di un significativo rallentamento rispetto a quello che abbiamo visto nel secondo trimestre, anche se è improbabile che la pareggi.

Nondimeno sarebbe deludente se non ci avvicinassimo a un'espansione nel terzo trimestre del 3% o più, vista la natura dei risultati precedenti. Le richieste settimanali di disoccupazione della scorsa settimana sono arrivate a 201 mila unità, il livello più basso dal novembre 1969 e molto vicino a scendere sotto le 200 mila unità.

Il numero di richieste di sussidio odierne dovrebbe mostrare un aumento di 210 mila unità, tuttavia la tendenza generale è rimasta costantemente al ribasso, quindi mentre oggi potremmo non vedere un dato sotto le 200 mila unità, c'è la possibilità che potremmo scendere al di sotto di questo livello nelle prossime settimane.Gli ultimi dati sulla bilancia commerciale di agosto, più di tutti gli altri annunci economici di oggi, potrebbero essere un market mover, viste le attuali tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. I numeri di luglio hanno mostrato che il deficit degli Stati Uniti con la Cina ha toccato un livello record nonostante l'imposizione di tariffe all'inizio di luglio. Sarebbe sorprendente se i numeri di agosto fossero significativamente diversi, partendo dai numeri di luglio, tuttavia se il divario dovesse allargarsi, potremmo assistere a un aumento delle preoccupazioni che gli Stati Uniti possano ampliare le tariffe per includere i restanti 267 miliardi di beni cinesi che attualmente non sono tariffati. Si prevede che il deficit commerciale totale si restringerà leggermente da 72 a 70,6 miliardi di dollari.

Il numero di richieste di sussidio odierne dovrebbe mostrare un aumento di 210 mila unità, tuttavia la tendenza generale è rimasta costantemente al ribasso, quindi mentre oggi potremmo non vedere un dato sotto le 200 mila unità, c'è la possibilità che potremmo scendere al di sotto di questo livello nelle prossime settimane.

Gli ultimi dati sulla bilancia commerciale di agosto, più di tutti gli altri annunci economici di oggi, potrebbero essere un market mover, viste le attuali tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

I numeri di luglio hanno mostrato che il deficit degli Stati Uniti con la Cina ha toccato un livello record nonostante l'imposizione di tariffe all'inizio di luglio.

Sarebbe sorprendente se i numeri di agosto fossero significativamente diversi, partendo dai numeri di luglio, tuttavia se il divario dovesse allargarsi, potremmo assistere a un aumento delle preoccupazioni che gli Stati Uniti possano ampliare le tariffe per includere i restanti 267 miliardi di beni cinesi che attualmente non sono tariffati.

Si prevede che il deficit commerciale totale si restringerà leggermente da 72 a 70,6 miliardi di dollari.

EURUSD - finora non è stato in grado di andare al di sopra della zona 1.1840 e i massimi di giugno. Una rottura sotto il supporto a 1.1690 apre la prospettiva di una mossa verso 1.1620.

GBPUSD - finchè resta sotto l'area di 1,3220 c'è il rischio di tornare sui minimi della settimana a 1,3090. Abbiamo bisogno di vedere una rottura sopra 1.3220 per discutere di un ritorno all'area 1.3300. Il supporto più ampio rimane di nuovo verso il livello di 1.3000 con la media mobile a 50 giorni a 1.2990.

EURGBP - ha continuato a scivolare, scendendo al di sotto di 0.8935 con il potenziale di ulteriori ribassi verso il supporto di 0.8880 e potenzialmente anche verso il supporto di 0.8840 / 50. La resistenza ad interim è a 0,8940 con il livello più importante che rimane all'area 0.9040.

USDJPY - finchè il livello di 113.20 fa da tappo potremmo vedere un ritorno all'area di 112.00. Una mossa al di sotto di 111.80 apre un ritorno all'area 111.20 dove troviamo la proncipale area di supporto.

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