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I mercati salgono per il possibile accordo USA-Cina, mentre Apple delude i mercati

I mercati statunitensi hanno chiuso di nuovo in rialzo ieri postando il loro terzo guadagno giornaliero consecutivo grazie all'ottimismo che il Presidente Trump possa essere disposto a suggellare qualche forma di accordo commerciale con la Cina entro la fine dell'anno, chiedendo ai funzionari di mettere in piedi con una bozza ufficiale secondo quanto riportato.

Mentre alcuni hanno suggerito che l'apparente cambiamento di tono del presidente Trump è per l'approccio delle elezioni di mid term della prossima settimana, si ignora il fatto che avevamo già iniziato a mostrare segni di una possibile inversione prima dell'intervento di ieri, quando i mercati hanno iniziato a rimbalzare sul retro di alcuni annunci di utili positivi.

Detto questo, certamente non ha danneggiato l'inversione di tendenza e ha contribuito ad accelerare lo slancio generato dal rimbalzo iniziato nella prima parte di questa settimana.

Gli ultimi risultati di Apple, pur positivi sui dati principali di entrate e profitti, non sembrano essere andati troppo bene, con gli investitori che hanno spinto le azioni in ribasso dopo il suono della campanella, dal momento che la compagnia ha leggermente abbassato le indicazioni per il prossimo trimestra caratterizzato dalla festa del Ringraziamento e dal periodo natalizio.

La decisione di smettere di riferire i numeri di vendita unitari per iPhone, iPad e altri singoli prodotti suggerisce anche che la società è preoccupata del fatto che potremmo aver raggiunto il picco di vendite dell'iPhone. A giudicare dai numeri di vendita che sembrano verosimili, quando il prezzo medio di vendita dei prodotti sale a 793 dollari a unità, in seguito al lancio di prodotti con specifiche più elevate e quindi più costosi, a chi importa davvero il numero di unità vendute?

Il management di Apple è probabilmente più preoccupato del fatto che un prezzo di vendita unitario più elevato potrebbe provocare accuse per le quali la società stia dando per sontato che la sua base di clientela, pur aumentando continuamente i prezzi, si senta in obbligo di dover acquistare altri prodotti.

Ci sono sicuramente delle domande da sollevare circa questa decisione, certamente quando si giunge ai prezzi complessivamente imposti, ma gli analisti sembrano avere un ordine di priorità invertito con la loro ossessione per il numero di untià vendute nel momento in cui la società si aspetta di generare ricavi per 90 miliardi di dollari.

I fornitori di chip potrebbero essere messi sotto pressione, anche perchè un minor numero di vendite inferiori di chip a causa delle unità vendute in calo potrebbe danneggiare i profitti del settore. In ogni caso, la delusione rispetto alla guidance di Apple non sembra avere avuto ripercussioni sui mercati asiatici, che hanno visto rialzi decenti sulla scia degli sviluppi delle trattative commerciali, portando poi i mercati europei ad un'apertura altrettanto positiva.

In Europa è probabile che l'attenzione sia rivolta al settore bancario europeo mentre gli investitori si preparano per l'ultimo round di stress test con particolare attenzione alle banche italiane visto il recente aumento dei rendimenti dei titoli di stato del paese e l'effetto potenziale che tali tassi potrebbero avere sul i loro buffer di capitale.

Le azioni della IAG, società che controlla la British Airways, sono in rialzo all' apertura, raggiungendo il massimo di un mese, dopo che la compagnia aerea ha incrementato la sua guidance a lungo termine a una media di 7,2 miliardi di pound per il periodo 2019-2023, un aumento dell'11% rispetto alla precedente.

La sterlina ha continuato il suo impulso recente, godendo di un paio di giorni positivi, aiutata da ulteriore debolezza del dollaro statunitense e dal meeting di ieri della Bank of England che ha spinto la speculazione che un aumento dei tassi potrebbe realizzarsi nella prima metà del prossimo anno. L'idea che una qualche forma di accordo con l'UE potrebbe essere in vista per quanto riguarda i servizi finanziari ha anche aiutato e mentre il capo negoziatore UE Michel Barnier ha voluto frenare, ha fatto riferimento solo ad ingannevoli articoli di stampa, cosa che non rappresenta esattamente una confutazione .

Con le preoccupazioni sull'aumento dei tassi statunitensi in primo piano per gli investitori che hanno ancora in mente il report dello scorso mese, i dati sui salari di oggi potrebbero ulteriormente alimentare queste preoccupazioni, in particolare se la crescita delle retribuzioni inizia a salire fino al livello del 3% in ottobre.

A settembre i mercati hanno guardato oltre al rapporto sui salari più debole del previsto, trattandolo come un'anomalia correlata all'uragano Florence, con la crescita dei salari ridotta dal 2,9% al 2,8%, mentre il numero di nuovi posti di lavoro si è fermato a 134 mila.

Questi numeri sono scivolati via a fronte di alcuni dati ISM forti per lo stesso mese, che hanno mostrato una forte crescita sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, sia nei principali che in quelli secondari, in particolare per quanto concerne l'occupazione.

Detto questo, l'ultimo rapporto di produzione ISM di ottobre, ieri, lungi dal consolidare la forza di settembre, è tornato ai livelli più bassi da aprile di quest'anno, con i nuovi ordini che sono scesi ai livelli più bassi da aprile 2017. Anche la componente occupazionale è diminuita mentre i prezzi pagati sono saliti bruscamente, il che potrebbe suggerire alcune prove di un rallentamento. La forza dei numeri di settembre, pur non confermati dai dati sui salari di settembre, potrebbe rispecchiarsi attraverso i numeri di ottobre di oggi, il che suggerirebbe anche che la stima di 200 mila unità per oggi potrebbe essere bassa. In alternativa, potremmo vedere una revisione significativa verso l'alto del dato di settembre.

Il rapporto ADP di ottobre di questa settimana ha evidenziato una crescita costante dei posti di lavoro, attestandosi a 228 mila, in leggero aumento rispetto ai 218 mila di settembre, con molti datori di lavoro che si lamentava del fatto che stiano incontrando difficoltà per ricoprire posizioni aperte. Ancora più importante, i mercati presteranno particolare attenzione ai dati sui salari che dovrebbero aumentare su base annua del 3,1%, il livello più alto di questo decennio, superando il picco del 2,9% di dicembre 2016. In assenza di un numero incoraggiante di posti di lavoro o di un aumento dei salari, potremmo assistere a un'ulteriore debolezza del dollaro, dato che i mercati hanno ridotto le aspettative di un ciclo di aumenti aggressivo oltre dicembre. Abbiamo visto ieri il dollaro ritracciare dai massimi di 16 mesi contro un paniere di valute, mentre i mercati azionari hanno continuato a rimanere sostenuti. Un'inversione al ribasso sui grafici giornalieri è anticipatrice della possibilità di un'ulteriore debolezza del dollaro nei prossimi giorni.

Fonte di tutti i grafici qui presentati: CMC Markets piattaforma Next Generation. Performance nette al 02/11/2018

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