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Draghi spinge l'azionario europeo verso i massimi di giugno

I mercati europei hanno goduto di una giornata forte ieri, in un contesto di preoccupazioni per il rallentamento dei dati economici, nonché per le preoccupazioni su ulteriori tensioni commerciali.

I mercati asiatici sembrano pronti a chiudere la settimana con in modo cauto dopo che la banca centrale giapponese ha lasciato la politica monetaria invariata, adottando una posizione ferma, a differenza della BCE di ieri, la cui guidance è risultata molto più accomodante del previsto.

È possibile che l'umore cauto abbia a che fare con il fatto che oggi si prevede che la Casa Bianca svelerà un elenco più breve di tariffe tra 800 e 900 prodotti cinesi, sollevando preoccupazioni su eventuali ritorsioni e un'escalation nelle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, in un momento in cui l'economia cinese sembra essere un po zoppicante, dopo i deboli dati sulle vendite al dettaglio di ieri e i dati sugli investimenti fissi.

Mentre il timing dell'annuncio di ieri da parte della Banca Centrale Europea che inizierà a ridurre il suo programma di acquisto di attività è stata una sorpresa, il contenuto effettivo dell'annuncio non lo era.

I mercati si aspettavano che i dettagli arrivassero contestualmente alla riunione di luglio, tuttavia la notizia che la banca prevede di ridurre l'importo degli acquisti mensili di asset da 30 miliardi di euro al mese a 15 miliardi di euro da settembre, prima di fermarli completamente entro la fine dell'anno , era più o meno in linea con le aspettative.

Questa conferma inizialmente ha portato l'euro ad un rialzo, tuttavia la consapevolezza che la BCE aveva rimandato la prospettiva di un rialzo dei tassi verso la fine del 2019 ha portato a una nuova valutazione sui tempo di riallineamento della politiva monetaria.

Per la maggior parte dell'anno ci siamo abituati ai recenti annunci di vari responsabili delle politiche della BCE secondo un aumento dei tassi potrebbe giungere subito dopo la conclusione del programma di acquisto di attività, cosa che aveva sollevato le aspettative di alcuni movimenti sui tassi nella prima metà del prossimo anno.

Alla luce di tale aspettativa, non sorprende quindi che la reazione del mercato sia stata così negativa al paragrafo che ha affermato che i tassi "rimarranno ai livelli attuali almeno per l'estate del 2019" e per "il tempo necessario". Si è trattato di un significativo allontanamento dalle percezioni del mercato, con un forte calo dell'euro, anche se i mercati azionari hanno reagito in modo più favorevole, chiudendo decisamente in rialzo la giornata.

Anche la BCE ha declassato le sue previsioni sul PIL, aggiornando al contempo le sue previsioni sull'inflazione dall'1,4% all'1,7%.

L'andamento dell'euro non è stato favorito da un dato sulle vendite al dettaglio statunitense migliore del previsto che ha mostrato un balzo dei consumi a maggio dallo 0,3% di aprile allo 0,8% di maggio, che a sua volta è servito a evidenziare una continua divergenza tra Stati Uniti e Europa,con la politica monetaria dell'eurozona che probabilmente si allargherà ulteriormente da qui alla fine del prossimo anno.

Con il presidente della BCE Draghi, che dovrebbe lasciare la BCE a ottobre del prossimo anno, c'è la reale prospettiva che la Fed potrebbe fare altri sei rialzi prima che la BCE inizi a rialzare i tassi. Con questa differenza di frequenza, è difficile discutere su come l'euro possa andare in un altro modo, se non al ribasso.

Gli ultimi numeri sull'indice dei prezzi al consumo dell'UE di maggio dovrebbero indicarci se la BCE abbia avuto ragione a rivedere le sue previsioni ieri. Negli ultimi numeri flash, il dato generale è balzato dall'1,2% di aprile all'1,9%, che dovrebbe essere confermato più tardi questa mattina. Ancora più importante, i dati core dovrebbero arrivare all'1,1%, ancora ben al di sotto dell'area di comfort per la BCE, anche se un euro più debole potrebbe andare in qualche modo a spingere quel numero al rialzo nei prossimi mesi, con un aumento del prezzo del petrolio che deve ancora trasferirsi su quei numeri.

EURUSD: dopo un massimo fino al livello di 1,1850 deguita da una brusca inversione di rotta che ha visto l'euro ha rotto sotto l'area a 1,1820 e dirigersi più in basso verso i minimi di maggio, dove abbiamo il sostegno della linea di trend dai minimi del 2017. Una rottura sotto 1.1500 ha il potenziale per aprire una mossa verso il livello 1.1360

GBPUSD: l'incapacità di risalire attraverso l'area 1.3460 ha comportato che la sterlina scivolasse indietro per ritestare il supporto nell'area 1.3270. Una rottura di questo livello riapre la strada verso i minimi di fine maggio a 1,3400. Una mossa al di sotto di 1,32000 mette nel mirino il test del supporto della trendline dai minimi del 2017, che arriva intorno a 1,3300.

EURGBP – l’incapacità di superare la media mobile a 200 giorni nell'area 0,8820/30 ieri ha portato l'euro a scivolare indietro verso minimi recenti a 0,8700, prossimo supporto chiave. Un passaggio da qui apre le porte verso la zona di 0.8640.

USDJPY - mentre al di sopra dei della media mobile a 200 giorni rimane in corsa per un nuovo test dei massimi di maggio a 111.30. Il supporto arriva al livello 109,50.

Fonte di tutti i grafici qui presentati: CMC Markets Piattaforma Next Generation. Performance nette al 15/06/2018

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